Nel 1908 Luigi è richiamato alle armi, ma la sua avversione è sempre più forte e non si presenta alla data indicata. Si costituisce dopo qualche tempo. È condannato dal Tribunale Militare di Milano a due mesi di carcere *.

Nel 1909 nasce Aurora, nel 1910 Verina che muore a otto mesi e alla quale Luigi dedica una poesia commovente. Nel 1911 nasce Vera Fede, nel 1912 Maddalena Crocefissa e nel 1914 Vito Leone. Angioletta è costretta a mettere i figli in balia per poter lavorare, ma quanto guadagna non basta per il sostenimento della famiglia.

La bottega di Luigi è poco frequentata, pare che il parroco diceva di non andare da Luè, infatti Luigi era anticlericale pur avendo un forte sentimento religioso. Angioletta conosce dei momenti difficili al punto che un giorno < bastonò > il quadro di Tolstoi che era appeso nella stanza. Perfortuna la principessa della località la aiutava con la farina lattea per i piccoli. E quando Luigi era in prigione, Angioletta andava a supplicare il brigadiere, questi commosso lo liberava.

Durante l'anno 1914 il dibattito sulla guerra si fa vivo in Italia, l'opinione pubblica è nell'insieme favorevole alla neutralità e il Governo la proclama il 2 agosto 1914. Ma gli interventisti e i circoli industriali fanno pressioni in favore della guerra. In seguito ad accordi segreti con gli Alleati, l'Italia entra in guerra il 24 maggio 1915.


Nel 1914 tutta la famiglia Luè va ad abitare nella periferia di Milano, in Via dei Transiti, rione di Greco. In una grande casa con ringhiere che danno su una corte interna, occupano due camere. Luigi continua a fare lo zoccolaio occupandosi delle faccende domestiche, Angioletta continua a fare la sarta in casa. L'entrata in guerra dell'Italia mette Luigi di fronte ad una scelta capitale : o obbedire alla legge degli uomini e uccidere i suoi simili oppure obbedire alla legge di Dio < Non uccidere >. Luigi sceglie in coscienza di non prendere le armi. La famiglia conosce delle nuove difficoltà, infatti non riceverà più il sussidio.
Luigi racconta < ... Il tormento dei bambini, della moglie, del padre, mi trattennero dal rifiuto, in considerazione anche che io ero nella Territoriale, con cuore acerbato mi consegnai...Comprendo che sono sorvegliato, un Capitano Medico mi avverte di essere prudente >. Luigi rifiuta più volte di portare le armi ed è incarcerato per 4 mesi **. Una circolare permette ai soldati che hanno più di quattro figli di essere trasferiti in presidio presso la famiglia. Luigi ritorna a casa ma dopo qualche mese la situazione sul fronte peggiora e la sua classe passa mobile come arma combattente. Luigi racconta < Giorni duri e di grave preoccupazione…Scielsi di non partire a qualunque costo...al paese vi fu una spia che avvisò i Reali ... mi presero ... mi portarono al Regg.° 7... Luigi è di nuovo incarcerato, le autorità militari cercano con la forza di fargli indossare l'uniforme e inviarlo al fronte ma non riescono. In ottobre è di nuovo processato, ma niente da fare, Luigi persiste nel suo rifiuto a portare le armi.

* 19 agosto 1908 ** 8 aprile 1916, vedi fogli matricolari conservati presso l'Archivio di Stato di Milano.