Qualche notizia sugli anni trascorsi da Iginio a Rovigo
a cura di Antonello Nave storico dell'arte


Nell'aprile del 1905 da Cagliari giunge a Rovigo il professor Iginio Luè-Verri come nuovo maestro di ginnastica delle scuole secondarie cittadine (liceo classico Celio e scuola tecnica), al posto del collega Luppi, che viene trasferito a Vercelli.
Dopo aver preso parte alle celebrazioni parigine per l'anniversario delle battaglie di Solferino e S.Martino, come rappresentante dei reduci italiani, Luè-Verri scrive il 10 luglio 1905 una lettera aperta al "
Corriere del Polesine", per alcune precisazioni in merito alle vittorie garibaldine del '66 in Tirolo.

Il
30 luglio, poi, lo stesso quotidiano rodigino dedicherà ampio spazio alla cronaca di un evento sportivo di cui lo stesso Verri fu organizzatore: si trattò di una "marcia di resistenza" di 33 Km nel circuito da Rovigo a Borsea, che vide la partecipazione di una trentina di atleti della Società Ginnica Libertas, di cui era presidente Umberto Merlin, esponente locale del "partito" cattolico e futuro parlamentare democristiano.

Il
20 settembre troviamo Luè-Verri tra i veterani delle guerre risorgimentali che si riuniscono a banchetto per festeggiare l'anniversario della liberazione di Roma dal potere temporale dei Papi. Sue le parole pronunciate al momento del brindisi, di cui il "Corriere del Polesine" pubblica un stralcio.
Al dicembre del 1905, invece, risale la circolare redatta dal prof. Luè-Verri e dai colleghi di ginnastica Arturo Favero e Umberto Trombini, che annuncia la nascita a Rovigo di una Scuola Popolare di Educazione Fisica.
Con l'inizio del nuovo anno, Luè-Verri ottiene dal ministero un mese di congedo per svolgere, come prestare servizio alla tomba di Vittorio Emanuele al Pantheon, per conto delle associazioni dei reduci.

La «La Nuova Gazzetta Latina» di Frosinone saluta il suo ritorno dopo tanti anni. Uno stralcio viene ripreso dal «Corriere del Polesine» del 28 gennaio 1906.

In marzo, sullo stesso quotidiano di Rovigo verrà pubblicata una lettera dello stesso Luè-Verri, indignato per il fatto che non era stata applicata la riduzione ferroviaria ai reduci che avevano preso parte alla cerimonia patriottica al Pantheon.