Erminio era una persona molto sensibile e particolarmente affezionata al figlio che si trovava ancora arruolato nell’Esercito Repubblicano. Venuto a conoscenza che la guerra era praticamente finita, nel timore che gli potesse succedere qualcosa di grave non si perse d’animo. Munito unicamente di due salvacondotti rilasciati dal C.L.N. di Milano, convinto che gli potevano garantire piena sicurezza, il
23 aprile 1945
inforca la bicicletta e si dirige verso Ventimiglia, alla ricerca disperata del figlio sapendo che doveva trovarsi ancora nell’entroterra Ligure.
Nel frattempo il figlio Liliano, arrestato dai partigiani e poi liberato, dopo varie peripezie riesce a rientrare a casa a Milano.
Erminio viene visto un’ultima volta a S. Stefano al Mare (Imperia); in seguito poi la famiglia perde ogni contatto. Denunciata la scomparsa, la famiglia pubblica immediatamente sui vari giornali un accorato appello al fine di ricevere informazioni da chi l’avesse visto
(vedi nota 1).
Dopo cinque lunghissimi giorni di angosciosa attesa la famiglia, che era già confrontata con altri numerosi problemi, riceve inaspettatamente la dolorosa notizia dal Prevosto di Calizzano (SV). Erminio è morto! La famiglia, incredula, è completamente distrutta.
Cosa era successo? ….. lo raccontiamo noi dopo aver letto alcuni documenti.
La sera del 26 aprile 1945, dopo aver percorso faticosamente la lunga strada che conduce al passo del Melogno, Erminio si ferma a Calizzano SV nell’Osteria di Achille Zunino per rifocillarsi.
Dopo la cena, nello stesso locale, viene ferito da un colpo di fucile sparato a bruciapelo da certo Ubaldo Felice Mattiauda di Bardineto.
La ferita appare subito grave ed Erminio viene immediatamente trasportato nel Ricovero-Ospedale Suarez situato a Calizzano (vedi nota 2).
Nel nosocomio, nonostante le cure prestategli, Erminio cessa di vivere il giorno seguente alle ore nove del mattino (rif. Atto di morte del 27 aprile 1945).
Nulla si sa sul motivo dello sparo, può darsi involontario. Forse partito accidentalmente durante la manutenzione dell’arma, oppure da imputare ad un improbabile alterco tra i due che non si conoscevano affatto.
All’inizio del 1947 il Mattiauda, indagato a piede libero, si trova da tempo nelle Carceri Giudiziarie di Savona, in prigione per altre cause. Il 25 febbraio 1947, lo raggiunge il mandato di cattura spiccato dal Dott. Antonio Galli della Sezione Istruttoria del Tribunale di Genova, in quanto sulla uccisione di Erminio sono emersi sufficienti indizi di colpevolezza
(rif. mandato di cattura della Corte di Appello di Genova del 25 febbraio 1947).
Da notare che, il citato Mattiauda non appena compiuto i 19 anni, nel settembre 1944 si arruolò come partigiano. Ma sia nella denuncia come pure per il mandato di cattura, viene qualificato come un semplice civile (vedi nota 3)